CittadellArteVino

 Prima Parte

Amanti del buon cibo e del buon mangiare con l’Autunno ritornano gli eventi enogastronomici lungo tutto lo stivale. In questo caso non ho dovuto fare molta strada perché mi sono recato a Villa Colombara nei pressi di Cittadella. Le manifestazioni organizzate in palazzi storici o dimore signorili acquisiscono un fascino in più perché si fonde cibo e arte. Arte, non solo rappresentata dalla struttura in sé ma anche da un esposizione all’interno della Villa di diverse opere d’arte realizzate dagli studenti dei Liceo Artistico Fanoli di Cittadella.

Un connubio interessante e da replicare per il futuro.

A tale manifestazione, giunta alla sua seconda edizione, anche grazie alla giornata climaticamente fantastica erano presenti diversi realtà enogastronomiche (Birrifici, Pasticcerie, Caseifici) del nostro paese con una certa predominanza dei produttori vinicoli. Il tempo perfetto e un afflusso costante ma non eccessivo; mi ha permesso di circolare tranquillamente tra i vari stand conoscendo più da vicino interessanti aziende che sto per descrivervi in questi due articoli.

 Le realtà vinicole che ho conosciuto sono quattro, partiremo da quella più a Nord vicino alla Slovenia passando per la Franciacorta e finendo in Puglia con due aziende gestite da imprenditori veneti che si sono innamorati del Sud, decidendo così di investire tempo e risorse in questa terra fantastica.

 Il viaggio inizia….

La prima realtà che incontriamo non dista molto da Cittadella, si tratta della Società Agricola Kurtin situata nella località Novali, poco fuori dalla cittadina di Cormons (come potete già intuire siamo nel Collio). A CittadellArteVino era presenta con il loro direttore commerciale, il Signor Isacco Cultarello. Fondata nel 1906; attualmente possiede 10 ettari tra i 250 e 300 metri d’altitudine dislocati intorno alla cantina. Terreni, che sono caratterizzati da quello che i Friulani chiamano Ponca.

“Si tratta” specifica il mio intervistato “Di un terreno prevalentemente povero che non permette alla vigna di produrre enormi quantità di uva, al contrario da vita a produzioni costanti negli anni nelle quali il rapporto tra grappoli d’uva e foglie risulta in perfetto equilibrio. Questo permette all’acino di maturare pienamente durante la fase estiva riducendo al minimo l’intervento idrico” 

Terreno ideale per i vitigni a bacca bianca perché la Ponca esalta gli aspetti aromatici delle uve che crescono in tale zona, difatti i vini di questo territorio sono conosciuti per la loro eleganza, finezza e spiccata acidità (soprattutto nella Ribolla).

Queste ultime tre caratteristiche si ritrovano nel Friulano di loro produzione. Aromi puliti e decisi dove spiccano fiori bianchi, buccia di limone e una delicata nota acitrina che mi capire come questo vino possa tranquillamente  riposare in cantina per poi aprirlo a mesi di distanza. Ben più spiccato e acidulo risulta la Ribolla Gialla che sviluppa in bocca una salivazione non da poco.

Inoltre, non tutti sanno della presenza nel Collio di una piccola produzione di vini rossi; specialmente Merlot e Cabernet Franc.

Quelle note eleganti e di freschezza riscontrare nel Friulano, si ritrovano anche nel Merlot da loro vendemmiato.

Gradevoli aromi di frutta fresca come la fragola e la ciliegia si percepiscono molto chiaramente cosi come la rosa peonia. Nota erbacea presente. In bocca si sente quel lieve effetto di astringenza frutto di una maturazione effettuata prevalentemente in acciaio.

Un vino, come sottolinea il mio intervistato, che rispecchia pienamente la terra dalla quale proviene “Al primo impatto, per chi viene da fuori, questi vini possono sembrare un po’ chiusi come chi li produce...ma se gli dai fiducia scopri grandissimi sapori e profumi come nessuno altro territorio sa dare”

In effetti, il filo conduttore che unisce tutte le loro etichette è l’eleganza aromatica seguita da una certa vivacità del vino in bocca. D’altronde, questo terreno è fatto apposta per esaltare tali caratteristiche.

Lasciato il Collio, prendiamo virtualmente la nostra macchina in direzione Brescia per conoscere due realtà della Franciacorta unite sotto lo stesso tetto e portatrici di un metodo di produzione alternativo.

Stiamo parlando della Società Agricola Arcari+Danesi e dell’Azienda Agricola Solo Uva.

Entrambe le realtà erano rappresentate all’evento dalla Signora Arianna Vianelli, la quale, oltre a essere socia assieme al Signor Rudelli della seconda azienda (con altri soci, compresi il Signor Arcari e Danesi) svolge il ruolo di agente commerciale per la prima e più storica cantina. Dal punto di vista geografico queste due cantine sono distanti tra di loro: Arcari+Danesi si trova immersa nel Monte Orfano con tre ettari di vigna terrazzata le quali uve vengono utilizzare solo per la produzione del  Satèn, più altri terreni ubicati a Capriolo (Brescia). Diversamente SoloUva possiede diversi terreni tra il comune di Adro e Erbusco.

 Le due realtà distano circa 7 km ma entrambe seguono un particolare metodo di produzione che dà il nome al seconda realtà.

Il “Metodo SoloUva” specifica la signora Vianelli “Non prevede in nessuna della fasi di vinificazione l’uso degli zuccheri esogeni, bensì utilizziamo per la seconda fermentazione e per l’eventuale dosaggio finale se si tratta di un Brut o Satèn il mosto d’uva ricavato dalle nostre stesse uve”. Avete letto bene: rispetto al metodo Franciacorta non c’è la presenza di zucchero di canna o di barbabietola “Durante la vendemmia … effettuata quando si constata la maturazione fenolica” continua a spiegare la mia intervistata “Una parte del mosto che ricaviamo dalla pressatura viene congelata bloccando cosi la fermentazione …. quel mosto lo teniamo fino ad Aprile cosi da diventare quando effettuiamo il tiraggio, il cibo dei lieviti durante la seconda fermentazione in bottiglia …. se poi quella bottiglia è destinata al tempo della sboccatura a divenire un Brut o un Satèn utilizziamo uno sciroppo di dosaggio contenente il mosto d’uva ottenuto dalla vendemmia precedente”

Una scelta interessante perché sfrutto il fatto che vendemmiando solo al raggiungimento della maturazione fenolica, gli acini contengono una carica zuccherina cosi concentrata (e di conseguenza il mosto d’uva) che non risulta più necessario avvalersi di zuccheri esogeni.

Questa scelta si percepisce nel momento dell’assaggio delle diverse etichette presenti all’evento. Se vi aspettate i classici Franciacorta dove emergono note di lievito o mandorla siete sulla strada sbagliata. Altresì in bocca emergono aromi fruttati e floreali. L’esempio lampante di questa diversità è rappresentato dal Rosè di SoloUva. Ottenuto dalla vinificazione di sole uve di Pinot Nero; si presenta ai nostri con un bel rosa cerasuolo e con una vivace effervescenza che forma all’interno del bicchiere una delicata corona che invoglia alla degustazione. Per quanto riguarda l’aspetto aromatico ci troviamo di fronte a frutta rossa matura carica di zuccheri: fragola, ribes, ciliegia.

Si ha la netta sensazione di assaggiare del mosto d’uva. Ottima persistenza e profondità in bocca. Un vino immediato ma nello stesso tempo con una struttura invidiabile.

Di tono diverso si dimostra il Coro Delle Monache. Si tratta di un extra brut anch’esso ottenuto da sole uve di Pinot Nero dove la mineralità del terreno si sente in maniera piena in bocca. Le bollicine grattano piacevolmente la bocca. Anche in questo caso la persistenza in bocca è molto lunga e piacevole.

“Il nostro scopo” rimarca la mia intervistata “È quello di offrire alla clientela un Franciacorta diverso dove emerge la terziarizzazione del frutto, vogliamo che emerga anche ad anni di distanza il sapore del mosto …. si è trattato di un azzardo ma siamo convinti che possano rappresentare il territorio al meglio"

In una terra dove il marchio di fabbrica è ben riconoscibile, la strada che questa realtà ha deciso di perseguire è molto interessante. Si tratta di qualcosa di diverso, un diverso che può fare colpo.

Amici, la prima parte del nostro viaggio è terminato. Il nostro percorso continuerà