Formaggio in Villa - Prima Parte

La Primavera è la stagione dove le manifestazioni enogastronomiche spuntano come funghi un po’ in tutta Italia; ed in questo caso si tratta di un appuntamento storico per il amanti del formaggio ma non solo.

Creato dal giornalista e scrittore Alberto Macromini stiamo parlando di Formaggi in Villa che per la sua ottava edizione ha scelto la splendida cornice di Villa Farsetti nell’entroterra veneziano.Si tratta di una quattro giorni dove le eccellenze enogastronomiche nazionali non solo legate al mondo lattiero-caseario si mettono in bella mostra con le loro eccellenze.

Da Nord a Sud era possibile trovare molte golosità in grado di stuzzicare il palato dei visitatori.

Gli spazi di questa struttura sono stati adeguatamente sfruttati in tutta la loro ampiezza e si poteva circolare senza nessun problema grazie alla creazione di tre macro aree dove erano concentrati la maggior parte degli espositori.

Inoltre; nel giardino esterno era possibile trovare un ampia offerta dal punto di vista ristorativo in quando erano presenti stand rappresentativi di molte cucine regionali italiane: dagli arosticini abruzzesi al ragù con carne di fassona piemontese passando per la classica piadina romagnole c’èra solo l’imbarazzo della scelta per riempire l’inevitabile buco allo stomaco che nasceva girovagando per questa manifestazione.

Buona organizzazione nel complesso.

In questo frangente; il mio racconto sarà diviso in tre parti perché ho trovato molte aziende interessanti da farvi conoscere ed iniziamo subito con due realtà agli antipodi dal punto di vista geografico; ma accomunate dalla stessa passione: il vino.

La prima della quale vi voglio parlare produce una vera e propria chicca enologica tramandata dai greci durante la colonizzazione della Calabria e stiamo parlando del Greco di Bianco prodotto dalla Cantine Ielasi Antonio. Questa piccola realtà, presente all’evento con il Signor Spatari Giuseppe, ha deciso di valorizzare non solo i sapori legati a questo antico vino ma anche tutto quello che gli gira intorno come la coltivazione del Bergamotto e di altri frutti legati a questo mondo.

Il tutto rigorosamente a chilometro 0.

I terreni” come sottolinea il mio intervistato “Oltre ad essere al ridosso del mare sono di carattere argilloso, ciottoloso e belli carichi di calcare e quindi ideali per il nostro vitigno” Per chi non lo sapesse; la lavorazione di questo vino è assai particolare perché s’inizia con un processo di maturazione tardiva delle uve che rimangono per circa un mese in più rispetto al momento di vendemmia ottimale sulle vite, per poi passare all’appassimento sui graticci di canne e finire in piccole anfore per un determinato periodo di tempo.

 

Dopo tutto questo processo inizia la lavorazione classica.

“Il procedimento greco” continua il Signor Spatari “Prevedeva la costruzione di grotte per contenere queste anfore allo scopo di mantenere gli aromi floreali e nello stesso tempo impedire la ridondanza zuccherina tipica dei passiti”

Pensate un po’ com’èrano avanti i Greci: al tempo non esisteva l’acciaio, eppure questo sistema riportato ai giorni nostri serve proprio ad eliminare quell’effetto di lieve bruciore al palato che si percepisce in quei vini passiti “moderni” lavorati in acciaio stesso.

 

 

Dal bel colore giallo paglierino tendente all’ambra si presenta fine, poco liquoroso ma con un famiglia aromatica molto interessante ed ampia: si va dal dattero alla frutta secca passando per la mandorla.

Amabile quel giusto da abbinare anche con alcuni formaggi a pasta semidura. Oltre al vino quest’azienda offre una serie di marmellate gustose e tipiche della tradizione calabra come l’arancia e peperoncino o l’arancia e mandorle; ma ci sono anche chicche come quella al Kiwi od al corbezzolo; le quali bacche provengono da un terreno di montagna di proprietà di un amico della famiglia Ielasi.

Saranno gusti personali ma quella ottenuta con le Cipolle di Tropea è da veri gourmet. Ritornando infine sul loro prodotto di punta il Signor Spatari ha posto l’accento su un fatto molto importante “Per noi il Greco di Bianco deve entrare nelle case e non essere un prodotto d’elité come viene presentato da altri produttori locali; la scrematura non deve essere fatta dal prezzo ma dalla qualità”

Al momento producono solo 1.000 bottiglie l’anno ma se riusciranno ad acquistare altre quote di terreno (2 ettari al momento in possesso) l’idea è quella di aumentare la produzione senza dimenticarsi come rimarca il mio intervistato di madre natura perché in fondo è lei che influenza notevolmente la produzione di questa meraviglia enologica.

Lasciata la Calabria percorriamo mentalmente oltre 1.000 chilometri per trasferisci a Buttrio in Friuli dove conosciamo l’azienda Marina Danieli Estate rappresentata alla manifestazione dalla Signorina Letizia, figlia della proprietaria.

La prima particolarità subito rimarcata dalla mia intervistata è che si tratta di una realtà famigliare con oltre cent’anni di storia alle spalle che ha visto susseguirsi al comando solo donne da ben cinque generazioni (lei appartiene proprio a quest’ultima).

Immersa nei Colli Orientali del Friuli possiede circa 35 ettari prettamente marnosi sparsi nelle colline vicino alla Tenuta dove vengono coltivati i tipici vitigni della zona: dagli autoctoni come il Friulano, Ribolla Gialla o Refosco dal Peduncolo rosso agli internazionali che in questa zona hanno trovato il loro habitat naturale tra i quali il Pinot Grigio, lo Chardonnay e Cabernet Franc.

 

La nostra volontà” sottolinea la Signorina Letizia “E’ quella di trasmettere il Friuli e le caratteristiche organolettiche originali dei vitigni che crescono qua…..che vuol dire non necessariamente puntare ad un residuo zuccherino alto od all’affinamento in legno per andare incontro ai gusti di palati internazionali…difatti per le nostre lavorazioni usiamo solo acciaio e cemento che esaltano le caratteristiche di sapidità ed acidità che le uve cresciute su questi terreni possiedono”

Caratteristiche quest’ultime molto marcate nel loro Pinot Grigio a partire da un bel colore ramato che subito ti colpisce. Si presenta vivace, fresco ed un poco sapido in bocca.

 

Buon fruttato e floreale con note di Mela e Pera ben presenti e qualche richiamo al gelsomino che viene fuori alla distanza. Caldo il giusto per la sua natura nel complesso buona gradevolezza.

Un pelino di acidità in meno ed aromi più spinti li ho riscontrati nel loro Chardonnay (buona intensità che rimane in bocca).

Non sono vini “facili” che vanno incontro alla maggior parte dei palati proprio per queste spiccate qualità, le quali, si ripresentano anche nei lori rossi come il Faralta Rosso ed il Tezzelenghe dove si sente un tannino giovane e acido che fa sentire il suo peso nel palato (Tezzelenghe vuol dire taglia lingua).

Prima di lasciare la mia intervistata agli altri avventori sono venuto a scoprire che proprio da quest’anno è stata avviata una linea di produzione a zero solfiti che verrà venduta all’interno di specifici negozi specializzati in questo mercato. Sono vini tipici del territorio.

Due mondi diversi, due metodi diversi di produrre e concepire il vino m non vi preoccupate perché il prossimo articolo finalmente metterà al centro due aziende casearie anch’esse divise da centinaia di chilometri.

Alla prossima.